niente flop totale, ma quel pepe mancato ha pesato eccome
Il sipario cala prima del previsto su Ne vedremo delle belle, il programma del sabato sera di Rai 1 condotto da Carlo Conti, che non è riuscito a vincere la sfida degli ascolti né a riscaldare fino in fondo l’interesse del grande pubblico. Partito con buone aspettative, si è ritrovato a fare i conti con una concorrenza fortissima e con un format che, a conti fatti, non ha convinto del tutto.
Sui numeri, però, serve onestà:
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Prima puntata (16 marzo 2025): 2,5 milioni di spettatori, 14% di share
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Seconda puntata (23 marzo 2025): 2,2 milioni di spettatori, 12,5% di share
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Terza puntata (30 marzo 2025): 1,9 milioni di spettatori, 11,2% di share
È vero, c’è stato un calo progressivo. Ma parliamoci chiaro: oltre 2 milioni di telespettatori non sono certo pochi, e definirlo un flop totale sarebbe ingeneroso. Non stiamo parlando di un programma naufragato nel disinteresse generale, ma di una proposta che, nonostante tutto, ha trovato un suo pubblico. Anzi, sui social network — in particolare su X (ex Twitter) — il programma ha generato parecchi commenti e dinamiche interessanti, tra meme, ironie, ma anche una certa dipendenza settimanale da questo appuntamento. Il pubblico di affezionati, seppur non oceanico, c’era eccome.
Per questo, fanno riflettere le parole di Carlo Conti nel commentare la chiusura anticipata:
“‘Ne vedremo delle belle’ è mancato l’aspetto fondamentale che doveva essere il pepe tra le protagoniste, pepe che non c’è stato: la loro voglia di fare spettacolo ha superato quella del battibecco.”
Una dichiarazione che lascia qualche perplessità. Il programma sembrava infatti basato proprio su una formula a metà tra revival e potenziale conflitto tra protagoniste femminili provenienti dalla grande stagione della tv generalista. Una scommessa rischiosa, affidata a personaggi noti che hanno accettato la sfida con energia e desiderio di rimettersi in gioco, affidandosi a questa occasione televisiva con la giusta dose di entusiasmo, senza però cedere alla dinamica — ormai fin troppo abusata — del litigio costruito a tavolino.
La verità è che Ne vedremo delle belle non era ancora un prodotto completamente formato. Il programma stava cercando di assestarsi puntata dopo puntata, provando a raddrizzare la rotta e a trovare una sua identità. Non si può dire che ci fossero davvero “cose belle” da segnalare con convinzione, ma era evidente lo sforzo di aggiustare il tiro e di calibrare meglio il meccanismo.
Le reazioni delle protagoniste alla chiusura anticipata lo dimostrano, come riportato da Fanpage.it:
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Valeria Marini ha provato a giustificare la decisione parlando della coincidenza con il sabato di Pasqua, ma senza nascondere un certo dispiacere.
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Matilde Brandi ha ammesso la difficoltà di competere contro un colosso come Amici.
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Patrizia Pellegrino ha criticato l’atteggiamento della giuria, che avrebbe perfino deriso le esibizioni.
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Veronica Maya ha dichiarato che, se il programma fosse stato pensato solo per alimentare conflitti tra le partecipanti, non avrebbe mai accettato di partecipare.
Tutti segnali di una distanza tra le aspettative delle protagoniste e la direzione voluta dagli autori. Non volevano essere “utilizzate” come semplici strumenti da contrapporre per creare artificialmente tensione.
La conclusione?
Più che un fallimento clamoroso, Ne vedremo delle belle si è rivelato il segnale di un’idea ancora acerba, bisognosa di tempo per maturare, e forse troppo dipendente da dinamiche ormai superate. La tv generalista avrebbe bisogno di più coraggio per sperimentare nuove strade, piuttosto che affidarsi sempre agli stessi meccanismi urlati e prevedibili. Perché se è vero che il pubblico numericamente non ha premiato il programma, è altrettanto vero che la stanchezza verso certi cliché televisivi si avverte chiaramente.
E chissà, forse se ci fosse stata un’occasione per lasciar crescere davvero questa trasmissione, oggi parleremmo di un risultato diverso.
